25 gennaio - Conversione di San Paolo

«Io perseguitai a morte questa Via» (Atti 22,4): confessa Paolo. Infatti egli «spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco, al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme tutti quelli che avesse trovato, uomini e donne, appartenenti a questa Via» (Atti 9,1-2).
Ed è proprio cercando di raggiungere questo obbiettivo che si rende conto di non avere a che fare con una dottrina ma con una persona che si identifica con altre persone: «Io sono Gesù, che tu perseguiti!» (Atti 9, 5). 
I cristiani della prima ora – come attestano ripetutamente gli Atti degli Apostoli e più tardi la Didaché – pensavano al loro percorso di fede come alla «via» che il Signore Gesù identifica con se stesso: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14, 6). 
«All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva» (Benedetto XVI, Deus caritas est, n. 1).
Nella Colletta della celebrazione odierna, la Chiesa mette sulle nostre labbra e nel nostro cuore una preghiera con cui esprimiamo il nostro desiderio di intraprendere un viaggio interiore che è una via: concedi anche a noi… di essere testimoni della tua verità e di camminare sempre nella via del Vangelo.
Spinti e sostenuti dallo Spirito del Signore e dalla sua santa operazione, come poveri e uomini di pace, proseguiamo con coraggio nella sublime via intrapresa, sicuri di essere premiati da Dio se persevereremo fino alla fine (Cost OFMCap 168,5).

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