O Roma felix, quæ duorum Principum
Es consecrata glorioso sanguine
Horum cruore purpurata ceteras
Excellis orbis una pulchritudines.
È la celebre strofa dell’Inno Decora lux aeternitatis, (scarica il testo) che viene recitato o cantato nella Solennità dei santi Pietro e Paolo, il 29 giugno, e commemora il loro martirio in nome della fede. La composizione è attribuita ad Elpide, moglie del filosofo latino Severino Boezio, morta intorno al 493. Secondo altre fonti l'autore dell’Inno sarebbe Paolino d'Aquileia, morto nell'802.
La strofa O Roma felix esalta la grandezza dell’Urbe, resa gloriosa dal martirio dei due Apostoli: di Pietro, che per primo confessò la fede nel Cristo, di Paolo, che illuminò le profondità del mistero; del pescatore di Galilea, che costituì la prima comunità con i giusti di Israele, del maestro e dottore, che annunziò la salvezza a tutte le genti.
Anche nel testo dell’Inno pontificio, composto da Mons. Raffaele Lavagna [qui], la gloria di Roma viene così esaltata:
O felix Roma – o Roma nobilis:
Sedes es Petri, qui Romae effudit sanguinem,
Petri cui claves datae
sunt regni caelorum. |
O Roma felice - O Roma nobile:
sede di Pietro, che a Roma sparse il (suo) sangue,
di (quel) Pietro, cui sono state date
le chiavi del regno dei cieli. |
Nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo è quanto mai opportuno riflettere sulla singolare funzione di quella Roma onde Cristo è romano (Dante, Purgatorio XXXII, 102). Il beato Paolo VI così la esaltava: «Roma è città unica al mondo: alle vestigia della sua passata grandezza storica si sono sovrapposte le testimonianze della civiltà cristiana, che le ha valso il titolo di città per antonomasia, l’Urbe, semplicemente. Roma è stata ed è ancor più in senso «profetico», che enfatico e «trionfale», caput mundi: la lux orbis terrarum, arx omnium gentium, come la chiama Cicerone (cfr. 4 Cat. 611; cfr. Fam. 11, 12, 2) e, con altri nomi, la grande poesia latina; la Roma felix, la Roma nobilis dell’innografia cristiana, perché ha accolto in modo speciale la luce del Verbo, ed è come lo scrigno prezioso delle reliquie degli apostoli e dei Martiri. Queste parole antiche condensano la sua storia, dal fatidico svolgersi della sua missione unificatrice delle genti, nel nome del diritto, fino alla consacrazione misteriosa e solenne, venutale dall’accogliere Pietro, latore di un’universale missione, che Roma ha irradiata facendosi portatrice del messaggio evangelico nel mondo» (Discorso ai partecipanti al I Congresso diocesano sulla Pastorale del Turismo: 12 giugno 1969 [qui].