Umile Imperatrice da Messina

Nome civile: Jacopo
Cognome: Imperatrice
Luogo e data di nascita: Messina 1592
Professione perpetua:  25.3.1625
Morte: 1681
Attività svolte: Pittore

Osservazioni particolari: Per le sue doti morali e la sua inclinazione religiosa entrò a far parte della Congregazione di Gesù e Maria delle Trombe, “scuola di perfezione”. La sua formazione artistica maturò presso la bottega del pittore caravaggesco Alonzo Rodriquez. Presi i voti a quaranta anni svolse a lungo l’attività di pittore in seno all’Ordine. Ispirandosi al naturalistico Cenacolo affrescato dal maestro nel convento di Santa Maria del Gesù Inferiore di Messina, eseguì nel 1634 la gran tela di analogo soggetto per il refettorio del Convento cappuccino messinese, assai stimata dalle fonti (perduta nel terremoto del 1908). Presto si mostrò sensibile al classicismo importato da Roma ad opera del pittore messinese Antonino Barbalonga negli anni trenta del Seicento, come dimostra nella Sacra Famiglia con S. Anna eseguita nel 1637 per la Chiesa di S. Maria Lauretana a Savoca (ora nel Museo di Gibilmanna). Nel 1638 dipinse lo Sposalizio della Vergine per la Chiesa di S. Maria degli Angeli al Tirone di Messina, recuperato dalle macerie ma attualmente dispersa. Al 1642 risale la Consacrazione dell’Ostia e anime del Purgatorio, l’unica opera firmata dal nostro con il nome civile (“Iacobus Imperatrix”) forse perché destinata alla chiesa dei SS. Pietro e Paolo di Pagliara non appartenente all’Ordine. Nel corso della copiosa attività rivela uno spiccato eclettismo il cui esito è ben visibile nelle convenzionali pale d’altare destinate a diverse chiese della Provincia cappuccina messinese. Insistendo su temi cari ai Cappuccini come quello dell’Immacolata e Santi o della Madonna degli Angeli, Frate Umile aggiorna i prototipi di Scipione Pulzone con citazioni di Filippo Paladini e di Antonio Catalano il Vecchio, assecondando i gusti dei confratelli che ne apprezzano la capacità mimetica nell’attenersi ai modelli più vari e, talvolta, gli commissionano fedeli copie di autorevoli dipinti coevi. Ne è una prova la tela della Trasfigurazione, eseguita per la chiesa di Messina e attualmente dispersa, che replicava fedelmente la pala d’altare della chiesa di Randazzo del Lanfranco. L’influenza del Barbalonga è evidente nella Sacra Famiglia che riceve da un angelo l’archetipo della città e santi dipinta per la chiesa di Gangi nel 1644 (ricalcata sul modello della chiesa di S. Caterina a Taormina) e nella tela di Adrano del 1645, raffigurante la Madonna Immacolata con i santi, Pietro Apostolo, Francesco d’Assisi, Antonio da Padova e Agata, una delle opere di frate Umile meglio riuscite. Nonostante abbia operato in diversi conventi della Provincia la sua sede rimase la città natale se risulta tra i firmatari della relazione sul convento messinese confluita nell’Inchiesta del 1650. Secondo P. Giustino Filiti da Patti, frate Umile si dilettava anche a riprodurre le sembianze dei confratelli i cui ritratti erano visibili nei vari ambienti del convento messinese. Tracce di questa attività si possono cogliere nelle fisionomie riprese dal vero, seppure idealizzate, di Sant’Antonio da Padova e San Bonaventura dipinti nel 1653 per la chiesa di Petralia Sottana e oggi custoditi presso la Biblioteca Provinciale dei Cappuccini di Messina. P. Umile risulta attivo almeno sino alla fine degli anni ’50. Dopo la tela di Castelbuono con la Madonna e i santi Francesco e Chiara, esegue nel 1656 la Madonna degli angeli con i santi Francesco, Nicola Politi e Antonio abate ad Alcara Li Fusi e, nel 1659, la Madonna Immacolata con i santi Caterina d’Alessandria, Egidio, Francesco d’Assisi e Agata con l’eruzione dell’Etna sullo sfondo a Linguaglossa. Quest’ultima tela, lodata dalle fonti, attesta, pur nel consueto ossequio alla tradizione, l’approdo ad una cifra stilistica più personale da parte dell’autore. 

[Profilo preparato da: Stefania LANUZZA, Storica dell’Arte]

Fonti e Bibliografia

GIUSTINO DA PATTI, Catalogo degli Autori cappuccini della Provincia di Messina, 1500-1900, Ms. 1938, 4, in APCME; GIUSTINO DA PATTI, Questioni bizantine, XIXa: Due Cappuccini Pittori, 102-110, Ms. in APCME. 
BONAVENTURA DA GANGI, Tre artisti cappuccini del ‘600, in «Messina ieri oggi», 1, 1964, pp.77-79; C. CHICHI, Necrologio dei religiosi della Provincia di Messina dei Frati Minori Cappuccini, Messina, 1985, 252; A. GALLO, Parte prima delle notizie di pittori e musaicisti siciliani ed esteri che operarono in Sicilia (Ms. XV.H.18), Palermo, 2003, 115-116; GIUSEPPE DA LINGUAGLOSSA, I Cappuccini di Linguaglossa, Catania, 1928;  G. GROSSO CACOPARDO, Memorie de’ Pittori Messinesi e degli esteri che in Messina fiorirono dal secolo XII. Sino al secolo XIX (Messina 1821), in G. Grosso Cacopardo, Opere. II. Scritti maggiori (1821-1841), a cura di G. Molonia, Messina 2007, pp. 155-156; G. MUSOLINO, Imperatrice Jacopo, in L. Sarullo, Dizionario degli Artisti Siciliani, II, Pittura, a cura di M.A. Spadaio, Palermo, 1993, 258-259;  F. SUSINNO, Le vite de’ pittori messinesi, (ms. 1724), ed. a cura di V. Martinelli, Firenze 1960, p. 143. 

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