Arte: Ecco quello che dice, sempre, La Corte Cailler, nelle note poste all’opera manoscritta di P. Serafino d’Alì, pubblicata nell’Archivio Storico Messinese, e, a parte: di seguito il testo di P. Serafino e le note del La Corte Cailler:
p. 93: & 77: SANTA MARIA DEGLI ANGELI. Questa è la divotissima chiesa dei Padri Cappuccini (1), ben modellata e pulita, di vacuo (una col coro) palmi centoventi (m. 30.96) alta 26 (m. 6.70) e larga 34 (m. 8.77), dedicata sotto gli auspici della gran Signora degli Angeli... Tiene col maggiore (e questo giornalmente, ed in perpetuo privilegiato) sette altari; questi sono insigniti, per ogni prima domenica di mese, con l’indulgenza dei sette altari di S. Pietro di Roma, oltre quella plenaria assegnata ai suoi tempi e luoghi per i Santi di tutto l’Ordine minoritano. Tiene la sagrestia religiosamente fornita di tutto, ed ogni cosa bisognevole e necessaria per il culto Divino (2). In chiesa poi e in sagrestia, vi sono alcuni quadri assai rari, considerabili e famosi: quelli grandi sono: La Scesa della Croce di Cristo, Signor Nostro; “l’Im[94]macolata Concezione (1); la Madonna viaggiante in Egitto (2) e la tela dell’altare maggiore (3). Quelli piccoli sono: La copia originale del SS. Volto di G. Cristo vivente, mandato al Re Alagaro in Odessa, nella Siria, impresso in un fazzoletto che lui stesso toccò con la sua Divina faccia, e questo è dei principali sopra tutti; S. Pietro Apostolo; S. Paolo Apostolo; S. Giovanni Evangelista; il viaggio di Maria SS. in Egitto, la venuta dei Santi Re Magi al Santo Bambino; Gesù Cristo colla samaritana che le dice: Mulier da mihi bibere; il Patriarca S. Francesco, ed il Martirio del protomartire S. Stefano, oltre quello in Coro di Maria SS. dell’Assunta, opera del famosissimo Conca”
(1) Ad essa si accede per la strada costruita dal Fama. Prima di giungervi sulla sinistra, esiste una icona già sormontasta dalla Croce: l’icona contiene un logoro basso rilievo della Madonna col Bambino ed un Cappuccino orante (forse il committente). Alla Chiesa si accede per un portico con balaustrata in legno, in detto portico i frati distribuivano la tradizionale minestra dei poveri. – La Chiesa fu restaurata nel 1835, come si legge nell’arco, ma nel 1901 fu venduta alla famiglia Broccio, da Alì, mentre il convento era passato, nel 1868, in proprietà Davì.
(2) Nel 1900, preparandosi la vendita della Chiesa, ho potuto vedere alcuni arredi sacri dei quali il Demanio intendeva disfarsi. V’erano molte stoffe e pitture mediocri e poi, in argento, due calici; una pisside bella; un ostensorio, una piccola chiave; un piccolo reliquiario con pietre false; una mezzaluna ed una corona con 12 stelle, pel quadro della Madonna Immacolata, ed un candelabro. Non so chi li abbia acquistati.
(1) Esiste nel terzo altare a destra entrando, ed è del secolo XVIII. A questo quadro appartenevano la mezza luna e la corona d’argento con 12 stelle, menzionati nella nota precedente.
(2) Dei quadri situati sugli altari della Chiesa, notiamo: sul primo, a destra, l’Angelo Custode; sul secondo, la Madonna col Bambino e S. Francesco, che reca il nome del Cappuccino committente e l’anno 1712; sul terzo, la menzionata tela dell’Immacolata. – Nel lato opposto, sono: sul primo altare entrando, S. Michele Arcangelo (copia di quello già nella Chiesa dell’ex <Monastero di S. Michele> in Messina); il Crocifisso a rilievo, e una buona tela della Madonna col Bambino.
(3) Questo altare è osservabile pei suoi intagli in legno di cipresso, e la Custodia vi è delicatamente lavorata. Sull’altare è un quadretto dell’Eterno Padre, e nelle pareti sono altre quattro tele d’ignoto autore, fra le quali degna di nota quella del Cristo con la Madonna e S. Francesco.